A CAPOVERDE





Padre Gesualdo Fiorini,
fece di Tarrafal, il suo amore a prima vista

di Antonio Fidalgo de Barros

Quando, agli inizi degli anni 70, la Provincia romana dei cappuccini, decise di trasferire i suoi missionari da Capo Verde in Madagascar, lui chiese e ottenne il permesso di poter restare tra di noi, nell’isola di S. Nicolau, e fece di Tarrafal “il suo amore a prima vista”, come scrisse qualcuno, il Centro di irradiazione delle sue mille attività.
Vi rimase per ben 51 anni e fu qui, il giorno 22 Gennaio scorso, quando stava per completare 84 anni di vita, che il “Signore della messe” lo chiamò a Sé.
Stiamo parlando di Gesualdo Fiorini, nato a Fiuggi - Frosinone (Italia) il 26 gennaio 1923, sacerdote cappuccino dal 1935, venuto a Capo Verde come missionario nel 1955.
In un tempo in cui l’isola di S. Nicolau mancava di tutto, Padre Gesualdo non si limitò a formare la gente nella fede e a costruire cappelle, dove le comunità potessero incontrarsi, per pregare insieme, ma anche scuole, strade per posti isolati, officine di falegnameria e per materiali di costruzione case, ecc. Lavorò e insegnò la dignità del lavoro.
Come si usa dire, non dava il pesce, insegnava a pescare. Non tutti lo capivano. Quando qualcuno gli chiedeva un passaggio e, alla fine del viaggio, gli diceva “Obrigado Nho Padre” (grazie, Padre!), lui era capace di rispondere, con buoni modi ma senza molte storie, che “obrigado” non paga la benzina. Lo diceva, però, soltanto a quelli che potevano veramente dare un contributo per le sue varie attività pastorali e sociali e non alle persone non abbienti. Non amava perciò fare assistenza, ma mettere in piede l’uomo affinchè imparasse la bellezza del sacrificio. Fu in questa linea che, nel 1973, mise a funzionare il suo cantiere di lavori vari, dove molti giovani e adulti impararono a lavorare, a gestire e a migliorare le loro condizioni abitazionali e di vita.
Con la sua presenza a Tarrafal, la pesca smise di essere l’unica via per guadagnasi la vita e si aprirono altri orizzonti per la popolazione. Così, in pochi anni, il piccolo e umile villaggio di pescatori di Tarrafal guadagnò lo statuto di “Vila”, con un governo municipale in fase di istallazione, e si pensa che non tarderà a diventare città.
Con la creazione, nel 2003, della nuova Diocesi di Mindelo, anche la piccola chiesa di S. Francesco in Tarrafal , diventò la sede di una nuova Parrocchia. Per il Padre Gesualdo, il 4 ottobre 2005, giorno in cui il Mons. Arlindo Gomes Furtado, vescovo di Mindelo, andò a Tarrafal, per erigere la nuova Parrocchia, fu la realizzazione di un grande sogno. Vedere il suo Tarrafal staccato, dal punto di vista pastorale, dalla Parrocchia di Ribeira Brava, nonostante che, dovuto all’età e alle condizioni di saluto, lui stesso non potesse sperare di essere nominato parroco, gli avrà dato molta gioia e gli avrà fatto certamente pensare e ripetere le parole del vecchio Simeone: “Ora Signore...”
Il Municipio di S. Nicolau e il Governo di Capo Verde non aspettarono che il Padre Gesualdo morisse per riconoscere publicamente la grandezza della sua opera. Infatti un asilo municipale di Tarrafal fu battezzato con il nome del Padre Gesualdo, così pure la scuola statale di Cachaco. A sua volta, il Presidente della Republica gli consegnò, insieme al confratello Padre Mauro Cismondi, la “1ª Classe da Medalha de Merito, per i notevoli servizi prestati alla società capoverdiana.”
Padre Gesualdo ci lascia, nel momento in qui a Capo Verde si ringrazia Dio per i 60 anni di vita e attività missionaria dei cappuccini. Alla cerimonia della sepoltura, avvenuta il 26 Gennaio, erano presenti non solo i suoi confratelli di Capo Verde, il Provinciale di Roma, Padre Antonio Ferri, e quello di Torino, Padre Stefano Campana, come pure il Vescovo di Mindelo, le autorità comunali e governative, e tanta tanta gente. Si direbbe che l’isola tutta di S. Nicolau si fermò il giorno della sua sepultura, riconoscendo che era morto un grande uomo e un grande missionario.

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