Giornale Web
DIRETTA CON DIO

 

Lettera di Natale
…scritta, anzi sussurrata dal Festeggiato. Impossibile? Provate!
Se facciamo un po’di silenzio,possiamo sentire qualcuno che chiama e ci chiede
– per favore – di essere ascoltato.

Avvento
: dovrebbe essere un tempo in cui bruci di impazienza e passi il tempo dietro ai preparativi per Uno che non vedi l’ora di riconoscere nel vano della porta. Natale è lì, a tiro di poche settimane e il Dio Bambino – Lui in persona, quello che dovremmo aspettare - bussa già alla porta della mia testa frastornata, del mio tempo sbranato da mille cose (regali per tutti, tranne che per Lui, il Festeggiato...) e mi supplica di aspettarlo per davvero. Se mi siedo, e provo a fare un po’ di silenzio (una volta tanto), me la sento risuonare dentro davvero, quella voce sommessa ma insistente.
"Monica... Per favore, dammi retta, badami un poco. Sono stato bambino per conquistarmi l’attenzione concreta, quotidiana, di qualcuno, finalmente. L’ho avuta, ma col contagocce... È andata in modo ambiguo, come tutte le cose degli uomini: i più attenti sono stati certi poveri (non proprio tutti: una parte); le attenzioni dei potenti, in genere, quando le ho avute, non mi hanno fatto un gran bene: nella maggior parte dei casi, mi volevano morto. Uno scandalo, no? Ma io non mi scandalizzo: i paradossi non mi fanno paura".
"Te le ricordi queste cose? Pensaci, finché c’è tempo. Non lo dico per spaventarti. È solo che il tuo tempo, come quello di tutti voi, è contato, vola. Ed è tutto ciò che sei, bada: niente vale di più. L’attenzione, lo sguardo che si volge qui e non là, e si tira dietro la mente e il cuore: quello conta. Non farti portar via come una foglia dal torrente. Ti ricordi la storia del diluvio? Gli amici di Noè mangiavano, bevevano, facevano l’amore: come sempre, come è anche bello e giusto che sia. Ma non avevano capito che c’erano decisioni importanti da prendere subito, che c’era da ri-orientare il cuore. Allora, per favore, pensami. Non sai che è anche il modo migliore per pensare a te? Non capisci che è il modo più umano per pensare a quelli che ami? E anche a quelli che ancora non sai amare?"
«A proposito. Sai perché mi piace essere ricordato nella mia nascita? Perché tu non smetta di ricordarti che ti amo,
amo la vita degli
uomini, dal primo all’ultimo. Vi ho proprio “sposati”,fin dal principio di questa avventura.Il
Padre diceva:sono nostri,sono per noi, li porteremo tutti in Casa,faremo gustare loro la nostra gioia; basta che ci dicano di sì,e comincino a vivere la nostra vita già laggiù,sul bel pianeta azzurro bianco e bruno.
Figlio, vai a spiegarglielo, perché non riesco a farmi ascoltare da loro, neanche da quelli che ho allattati e seguiti passo passo,quel piccolo popolo che ho educato con fatica,come si fa con un ragazzino fiero e dalla testa dura.
«Vi abbiamo, vi ho amati da morire (sai che non dico per dire) ancora prima di quel primo strillo fuori dal ventre di mia madre e discepola. Già ho amato lei follemente
dal primo istante, essenziale,fiduciosa,accogliente senza se e senza ma (ha chiesto solo: come? E si è accontentata della risposta); capace di ascoltare e di agire, di chiedere e di riflettere:bellissima, insomma, come
vorrei che foste tutti quanti.
“Il mondo mi sta a cuore. Gli uomini mi stanno a cuore. Eppure non c’è verso di farsi capire”.
Non c’è prodigio ordinario (la vita) o straordinario (la sospensione di qualche legge naturale che ogni tanto mi piace fare), che li persuada. Non è vero che se non vedono non credono. È il contrario: se non credono - se non sono disposti a credere - non vedono e non sentono. È così difficile far breccia in loro. Eppure, non è che non abbiano dei varchi aperti, che non abbiano bisogno.
Sono assetati e affamati come nessun’altra creatura - peggio quando credono di non esserlo o quando non se ne accorgono.Hanno necessità di tutto: cibo e conforto, acqua e bellezza, abiti e dignità, salute e creatività, gioia e perdono – amore in ogni sua forma, relazioni “giuste”, tra loro e con il resto del mondo.
«Hanno un immenso bisogno di sperare. Non è perché “la vita è testarda”, non è solo questo.
È perché il loro progetto è aperto al mio: non saranno mai contenti di quel che hanno qui e ora. La vita che conoscono non basterà loro mai.E poi sono stato io a insegnare loro a guardare avanti. Che la storia non somiglia a un cerchio che si chiude stancamente su se stesso, ma a una grande spirale che si allarga e si orienta verso di me.
C’è un cammino aperto, che va percorso insieme.
“Sto arrivando:dal “sì” di mia madre in poi,non ho mai smesso di arrivare.Dillo a tutti quelli che incontri, diglielo con l’allegria, con i gesti,con la pazienza,con l’operosità nel bene.
È tempo di ricominciare a vivere, di tenere il cuore spalancato e guardare sempre oltre - al bello che deve ancora venire,anzi,che deve solo trionfare in pienezza: perché è già venuto, è in azione nel mondo. Basta esercitarsi a spiare ovunque la bellezza, la santità che c’è, oggi, adesso: anche se non trova quasi mai ospitalità nei telegiornali,anche se le dedicano tre parole di sbieco sui quotidiani, anche se non eccita il prurito di nessuno”.
«Buona nascita, davvero: la tua, la vostra - anzi, la nostra. Facciamoci gli auguri di cuore, cara, carissimi: Buon Natale!»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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