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APPELLI

Ogni forestiero che bussa
alla porta è un’occasione
di incontro con Gesù

Messaggio del Papa x la Giornata Mondiale del Migrante e Rifugiato 2018

 

 

 

Cari fratelli e sorelle

«Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio»
(Levitico 19,34).
Durante i miei primi anni di pontificato ho
espresso speciale preoccupazione per
la triste situazione di tanti migranti e rifugiati che fuggono dalle guerre, dalle persecuzioni, dai disastri naturali e dalla povertà.
Si tratta indubbiamente di un “segno dei tempi” che ho cercato di leggere, invocando la luce dello Spirito Santo
fin dalla mia visita a Lampedusa
il giorno 8 luglio 2013.

Nell’istituire il nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ho voluto che una sezione speciale, posta ad tempus sotto la mia diretta guida, esprimesse la sollecitudine della Chiesa verso i migranti, gli sfollati,
i rifugiati e le vittime della tratta.
Ogni forestiero che bussa alla nostra porta è un’occasione di incontro con Gesù Cristo,
che si identifica con lo straniero accolto
o rifiutato di ogni epoca. Il Signore affida all’amore materno della Chiesa ogni essere umano costretto a lasciare la propria patria
alla ricerca di un futuro migliore.
1. Tale sollecitudine deve esprimersi concretamente in ogni tappa dell’esperienza migratoria: dalla partenza al viaggio,
dall’arrivo al ritorno.

E’ una grande responsabilità che la Chiesa
intende condividere con tutti i credenti e
gli uomini e le donne di buona volontà, chiamati a rispondere alle numerose sfide poste dalle migrazioni contemporanee con generosità, alacrità, saggezza e lungimiranza, ciascuno secondo le proprie possibilità.
Al riguardo, desidero riaffermare che
«la nostra comune risposta si potrebbe articolare attorno a quattro verbi fondati sui principi della dottrina della Chiesa: "
ACCOGLIERE, PROTEGGERE, PROMUOVERE INTEGRARE".
Considerando lo scenario attuale, ACCOGLIERE significa anzitutto offrire a migranti e rifugiati possibilità più ampie di ingresso sicuro e legale nei paesi di destinazione. In tal senso, è desiderabile un impegno concreto affinché sia incrementata
e semplificata la concessione di visti umanitari e per il ricongiungimento familiare.
Allo stesso tempo, auspico che un numero maggiore di paesi adottino programmi di sponsorship privata e comunitaria e aprano corridoi umanitari per i rifugiati più vulnerabili. Sarebbe opportuno, inoltre, prevedere visti temporanei speciali per le persone che scappano dai conflitti nei paesi confinanti.

Non sono una idonea soluzione le espulsioni collettive e arbitrarie di migranti e rifugiati, soprattutto quando esse vengono eseguite verso paesi che non possono garantire il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali.
3. Sottolineare l’importanza di offrire a migranti
e rifugiati una prima sistemazione adeguata e decorosa.

«I programmi di accoglienza diffusa, già avviati
in diverse località, sembrano facilitare l’incontro personale, permettere una migliore qualità dei servizi e offrire maggiori garanzie di successo».
4. Il principio della centralità della persona umana, fermamente affermato dal mio amato predecessore Benedetto XVI, ci obbliga ad anteporre sempre la sicurezza personale
a quella nazionale.

Di conseguenza, è necessario formare adeguatamente il personale preposto ai controlli di frontiera. Le condizioni di migranti, richiedenti asilo e rifugiati, postulano che siano garantiti la sicurezza personale e l’accesso ai servizi di base.
In nome della Dignità Fondamentale di ogni persona, occorre sforzarsi di preferire soluzioni alternative alla detenzione per coloro che entrano nel territorio nazionale senza essere autorizzati.

Il secondo verbo, PROTEGGERE, si declina
in tutta una serie di azioni in difesa dei diritti
e della dignità dei migranti e dei rifugiati, indipendentemente dal loro status migratorio.
Tale protezione comincia in patria e consiste nell’offerta di informazioni certe e certificate
prima della partenza e nella salvaguardia dalle pratiche di reclutamento illegale.
E andrebbe continuata, per quanto possibile,
in terra d’immigrazione, assicurando ai migranti un’adeguata assistenza consolare, il diritto di conservare sempre con sé i documenti di identità personale, un equo accesso alla giustizia, la possibilità di aprire conti bancari personali e la garanzia di una minima sussistenza vitale.

Se opportunamente riconosciute e valorizzate,
le capacità e le competenze dei migranti, richiedenti asilo e rifugiati, rappresentano
una vera risorsa per le comunità che accolgono.
Per questo auspico che, nel rispetto della loro dignità, vengano loro concessi la libertà di movimento nel paese d’accoglienza,
la possibilità di lavorare e l’accesso ai mezzi
di telecomunicazione. Per coloro che
decidono di tornare in patria, sottolineo l’opportunità di sviluppare programmi di reintegrazione lavorativa e sociale.


La Convenzione Internazionale sui Diritti del Fanciullo offre una base giuridica universale
per la protezione dei minori migranti.

Ad essi occorre evitare ogni forma di detenzione, mentre va assicurato l’accesso regolare all’istruzione primaria e secondaria.
Parimenti è necessario garantire la permanenza regolare al compimento della maggiore età e la possibilità di continuare gli studi.
Per i minori non accompagnati
o separati dalla loro famiglia è importante prevedere programmi di custodia temporanea o affidamento.
Nel rispetto del Diritto Universale ad una Nazionalità, questa va riconosciuta e opportunamente certificata
a tutti i bambini e le bambine
al momento della nascita.

La apolidia in cui talvolta vengono a trovarsi migranti e rifugiati può essere evitata attraverso «una legislazione
sulla cittadinanza conforme ai principi fondamentali del diritto internazionale».

Lo status migratorio non dovrebbe limitare l’accesso alla
assistenza sanitaria nazionale
e ai sistemi pensionistici, come pure
al trasferimento dei loro contributi nel caso di rimpatrio.
Promuovere vuol dire essenzialmente adoperarsi affinché tutti i migranti
e i rifugiati così come le comunità
che li accolgono,
siano messi in condizione di realizzarsi come persone che compongono l’umanità voluta dal Creatore.
Va riconosciuto il giusto valore alla dimensione religiosa, garantendo agli stranieri presenti sul territorio la libertà
di professione e pratica religiosa.
Molti migranti e rifugiati hanno competenze che vanno adeguatamente certificate e valorizzate.

Siccome «il lavoro umano per sua natura è destinato ad unire i popoli», incoraggio affinché venga promosso l’inserimento socio-lavorativo a tutti i migranti e rifugiati, – compresi i richiedenti asilo – garantendo la possibilità di lavorare, percorsi formativi linguistici e di cittadinanza attiva e un’informazione adeguata nelle loro lingue originali.

Nel caso di minori migranti, il loro coinvolgimento in attività lavorative richiede di essere regolamentato, in modo da prevenire abusi e minacce alla loro normale crescita.
Nel 2006 Benedetto XVI sottolineava come
nel contesto migratorio, la famiglia sia
«luogo e risorsa della cultura della vita e fattore di integrazione di valori».

La sua integrità va sempre promossa, favorendo il ricongiungimento familiare con l’inclusione di nonni, fratelli e nipoti senza mai farlo dipendere da requisiti economici.
Nei confronti di migranti e rifugiati in situazioni di disabilità, vanno assicurate maggiori attenzioni e supporti.
Pur considerando encomiabili gli sforzi fin qui profusi da molti paesi per la cooperazione internazionale e assistenza umanitaria, auspico che si considerino i bisogni (l’assistenza medica e sociale e l’educazione) dei paesi in via di sviluppo che ricevono ingenti flussi di rifugiati e
di migranti e si includano tra i destinatari
le comunità locali
in situazione di privazione materiale e vulnerabilità.

L’ultimo verbo, INTEGRARE, si pone sul piano delle opportunità di arricchimento interculturale generate dalla presenza di migranti e rifugiati. L’integrazione non è «un’assimilazione, che induce a sopprimere o a dimenticare la propria identità culturale.
Il contatto con l’altro porta piuttosto a scoprirne il “segreto”, ad aprirsi a lui per accoglierne gli aspetti validi e contribuire così ad una maggior conoscenza reciproca.
È un processo prolungato che mira a formare società e culture, rendendole sempre più riflesso dei multiformi doni di Dio agli uomini.
Tale processo può essere accelerato attraverso l’offerta di cittadinanza, slegata da requisiti economici e linguistici e di percorsi
di regolarizzazione straordinaria per migranti che possano vantare una lunga permanenza nel paese.
Insisto ancora sulla necessità di favorire in ogni modo la cultura dell’incontro, con opportunità di scambio interculturale, diffondendo le buone pratiche di integrazione e sviluppando programmi tesi a preparare le comunità locali ai processi integrativi.

Mi preme sottolineare il caso speciale degli stranieri costretti ad abbandonare il paese di immigrazione a causa di crisi umanitarie.
Queste persone richiedono una assicurata assistenza adeguata per il rimpatrio e programmi di reintegrazione lavorativa in patria. In conformità con la sua tradizione pastorale, la Chiesa è disponibile ad impegnarsi in prima persona per realizzare tutte le iniziative sopra proposte, ma per ottenere i risultati sperati è indispensabile il contributo della comunità politica e della società civile, ciascuno secondo le responsabilità proprie.
Durante il Vertice delle Nazioni Unite, celebrato a
New York il 19 settembre 2016, i leader mondiali hanno chiaramente espresso la loro volontà di prodigarsi a favore dei Migranti e dei Rifugiati per salvare le loro vite
e proteggere i loro diritti, condividendo tale responsabilità a livello globale.
A tal fine, gli Stati si sono impegnati a redigere ed approvare entro la fine del 2018 Due Patti Globali (Global Compacts) uno dedicato ai Rifugiati e uno riguardante i Migranti
.

Cari fratelli e sorelle,
i prossimi mesi rappresentano un’opportunità privilegiata per presentare e sostenere le azioni concrete nelle quali ho declinato
i Quattro Verbi.

Vi invito, in ogni occasione a condividere questo messaggio a tutti coloro che sono coinvolti o interessati al processo che porterà all’approvazione
dei Due Patti Globali.
Oggi, 15 agosto, celebriamo la solennità dell’Assunzione di Maria Santissima
in Cielo.

La Madre di Dio sperimentò su di sé
la durezza dell’esilio in Egitto e, accompagnò con amore il Figlio fino al Calvario e ora ne condivide eternamente la gloria.
Alla sua materna intercessione affidiamo le speranze di tutti i Migranti e Rifugiati del mondo e gli aneliti delle comunità che li accolgono, e... impariamo tutti ad amare l’altro, lo straniero,
come noi stessi.


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