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APPELLI

 

 

FELICI NOI!
di Monica Vanin

Felici, se solo ne avessimo voglia! Riflessioni già quaresimali (cioè: piene di domande e di desideri) di una mamma, dopo una Messa col vangelo delle Beatitudini.

Appunti presi in fretta, da un banco in fondo a una chiesa, in una parrocchia amica dove vado appena posso. Nel vuoto apparente – l’assemblea ormai sciolta, l’altare sparecchiato, i bravissimi ragazzi del coro usciti sul sagrato – i pensieri si rincorrono come in una reazione a catena.
Guardo Andrea, mio figlio, che mi cammina accanto con le mani in tasca, gli occhi seri e vivaci insieme. A 13 anni, la quantità di riflessioni, repulsioni, attrazioni che ha dentro ne fanno un pre-adulto esemplare. I suoi dubbi sono quelli di tantissimi coetanei e non solo e anche i suoi sbadigli.
Fa sempre più fatica a vivere le nostre liturgie. È già straordinariamente serio nel non gettare la spugna, nell’accettare di tentare ancora, di non chiudersi. Lo capisco: la sua mente è regolata su velocità che per la mia generazione sono insostenibili. Figlio dei video-games,non solo
di me e di mio marito, sta recuperando i riflessi del cacciatore cavernicolo, del guerriero che combatte a mani nude, in versione decantata dalla tecnica, senza necessità che non sia psicologica e senza sangue che imbratta le mani.
Si vede che il nostro
mondo, informatizzato ha nostalgie preistoriche – nostalgie interessate, naturalmente, tradotte subito in grossi affari. Come sempre, non indirizza le energie e le pulsioni dell’essere umano, le sue aggressività non necessariamente cieche e distruttive, contro i veri nemici, i nemici di sempre, annidati dentro l’uomo stesso, che lo abbrutiscono come singolo e come comunità.
Il mondo dell’economia, della politica, delle comunicazioni - poteri materiali e immateriali che condizionano la nostra vita nel profondo e nel concreto - incatena i ragazzi alle consolle di gioco, playstation e simili, trasformando tutto il resto in noia, in realtà piatta e banale, poco attraente, poco stimolante.
E noi cristiani,
spesso, offriamo in alternativa le nostre abitudini e testimonianze tiepide, Eucaristie domenicali che incoraggiano tutta la distrazione possibile e una bella tombolata in oratorio con filmino.I preti missionari in genere li riconosci subito. Quello di oggi si chiama Augusto e ha passato un po’ di tempo in America Latina, tra povera gente del Brasile e altro. Avrebbe voglia di vedersi davanti e intorno espressioni meno... impenetrabili, di comunicare la bella sorpresa di Dio, di un rapporto (umano, prima di tutto) non scontato, vivo e vitalizzante. Oggi è la domenica delle “Beatitudini” (il grande, inquietante Vangelo di Matteo), con la Quaresima alle porte e noi, più che beati, dobbiamo essergli sembrati appannati dall’abitudine, dall’ossequio
al precetto e dalla bassa pressione. Non è un problema di oggi, sicuro.

Raramente noi abbiamo l’espressione di quelli che sono lì per amore, perché vogliono bene, confusamente magari, a COLUI CHE E' PRESENTE, in modo senz’altro speciale ma realissimo.

 


Vangelo seondo Matteo

 

E di conseguenza vogliono
un gran bene agli altri, specialmente ai più deboli, e si spendono per loro, senza una virgola di pubblicità. Gioia vera, gioia grande, che dovrebbe brillarci in faccia. .
E invece? Augusto pone il problema dei tanti che in chiesa, oggi, non ci sono venuti: tutt’ altro che una novità anche questa. Preferiamo immaginare che sia colpa degli assenti: che non capiscono, che non hanno il senso delle vere priorità, succubi di questo mondo e dei suoi linguaggi consumistici, viziati dagli effetti speciali. Nel retrobottega della mente, però, brucia la coscienza che, dalle nostre parti, il volto del cristiano e delle sue assemblee non è affatto attraente - non esprime forza amorevole, bellezza, gioia, cibo dello spirito, della quotidianità, come invece sarebbe
buono e giusto.
Un vero peccato – uno di quelli per i quali non domandiamo mai perdono.
E mai come adesso questo peccato mi fa male e sento di doverne chiedere scusa, a tanti, a tutti.

Scusami, Andrea. Scusami, don Augusto. E scusami tu, Signore, che hai già vissuto e visto tutto questo, che sai quanto siamo poveri, soprattutto quando crediamo di essere ricchi, e ci ami così. Anche oggi, nel “Beati... “ del vangelo di Matteo, ci preghi mentre ci insegni a pregare come nel Padre nostro : Volete guardare dalla mia parte, una buona volta, sì o no? Volete guardarmi in faccia? Vi racconto un Dio che non vi aspettate, che non osate sperare, che non conoscete affatto e che fraintendete ogni momento. Ve lo consegno nelle parole, nei fatti di questa vita che vi dono, senza tenermene neppure una briciola.
Siete vecchi dentro, schiavi contenti di esserlo, e non vi conoscete per quello che può essere (che è!) il vostro vero volto - crisalidi in cui matura con tanta fatica la farfalla che il Padre ed io, nello Spirito, sogniamo da sempre!
Se solo sapeste quanto siete già belli (nel vostro buio, ad ali umide e ripiegate), pronti
a esserlo in modo perfetto, sfolgoranti di colore, nel caldo della nostra Luce e quanto potrebbe essere bello, allora, tutto il vostro-nostro amatissimo mondo, se solo diceste: sì!
Che triste testimone sono, Andrea, e quanta fatica faccio a dirtelo, questo Dio “beato”, felice, che ti desidera come Lui: sempre giovane, integro, diretto, senza tenebre di paure, rancori e complessi; che non ha bisogno di schiacciare e di dimostrarsi superiore alle ombre che gli ostacolano i progetti, ma le disperde a colpi di luce, con sferzate di amore; che rammenda di continuo gli strappi nei rapporti tra gli uomini e nei rapporti con l’uomo (l’industria tessile della Pace!); che continuamente abbraccia, sostiene, condivide, alimenta, ascolta e parla.
Un Dio fontana del villaggio, con quell’Acqua che non smette mai di scorrere, gratuitamente, nelle nostre povere cisterne screpolate
...

 

Nella gioia, nella semplicità dei fanciulli, tu o Signore ci fai vedere il Tuo Volto di Padre, di Figlio e Fratello nell'Amore, di Amico per tutti, soprattutto per i più poveri dei poveri


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