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La convivenza tra politici e religiosi
18\07\11

A Kirkuk, cristiani, musulmani e gruppi etnici
assieme per un nuovo Iraq di Joseph Mahmoud
Alla conferenza organizzata dall’Arcidiocesi di Kirkuk
e finanziata dall’Associazione per i popoli minacciati
di Erbil (Kurdistan) hanno partecipato
oltre 150 fra politici e leader religiosi.
Mons. Sako invita i leader religiosi a promuovere
uno spirito di unità e di conoscenza reciproca
fra le varie fedi.
Kirkuk (AsiaNews).
“La chiusura è segno della morte.
L’apertura è segno di crescita e integrazione.
Ciascuno deve iniziare questo lavoro a partire
da se stesso e con il desiderio di ricostruire”.

È questo l’invito di Louis Sako, arcivescovo
di Kirkuk, alle diverse realtà etniche e religiose
dell’Iraq in occasione della Conferenza sul tema
“Insieme rinforziamo la convivenza a Kirkuk
e in Iraq”.
All’incontro hanno partecipato
leader religiosi e politici delle comunità cristiane e musulmane di etnia curda, araba, turcomanna, caldea, assira yazida, mandea. Insieme a mons. Sako
sono intervenuti tre rappresentanti delle comunità musulmana di etnia kurda, araba e turkmena:
Umer Ibrahim, Abdul Karim Khalifa e Adil Salih.
Essi hanno analizzato il tema della convivenza
sul piano socio-culturale, educativo, psicologico e religioso. Riportiamo di seguito i passi più significativi
del discorso dell’arcivescovo di Kirkuk, incentrato
sul pluralismo religioso e la coesistenza pacifica
fra le varie comunità del Paese.
“L’Iraq – afferma - è formato da vari gruppi,
che costituiscono un mosaico di culture e civiltà, religioni, sette e linguaggi con più facce e colori.
Tutti però portano con sé un patrimonio,
che ci lega in profondità. Il nostro Paese ha ora bisogno di un modello culturale e sociale che promuova l’unità attraverso il pluralismo, la tolleranza e la convivenza armoniosa fra le varie religioni ed etnie. La chiusura è segno della morte. L’apertura è segno di crescita e integrazione. Ciascuno deve iniziare questo lavoro
a partire da sé e con il desiderio di ricostruire l’Iraq”.
Secondo l’arcivescovo “le religioni devono agire in modo positivo, “smantellando il clima di odio e incoraggiare una partecipazione responsabile della popolazione” per raggiungere una maggiore giustizia e armonia fra gli uomini. Per fare ciò sottolinea l’importanza di una politica che favorisca l’unità e non gli interessi
dei singoli gruppi, causa di divisioni e conflitti.
Spiega che occorre un dialogo
fra le religioni
per “conoscersi e imparare a vivere insieme” e
questo incontro non può avvenire senza la tutela
della libertà religiosa”. Gli odii del moderno Iraq
sono stati generati da una eccessiva
politicizzazione della religione.
Indica alcune proposte pratiche x favorire
l’unità e la separazione fra religione e politica.
1) Ciascun iracheno deve essere disponibile a incontrare l’altro, con il desiderio di conoscerlo, eliminando
la tendenza a esaltare le differenze
a discapito del confronto.
2) La necessità di spingere i politici
a creare una costituzione che garantisca diritti
e doveri
uguali per tutti i cittadini.
3) Plasmare un sistema educativo che spinga
all’unità nazionale, eliminando nei programmi scolastici, nei libri e nelle istituzioni religiose, espressioni che invitano all’odio e all’emarginazione
di un gruppo religioso rispetto a un altro.


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